Nelle scorse settimane, è giunto l’intervento del Garante Privacy su Google Analytics. Una comunicazione le cui ripercussioni potrebbero impattare in modo importante sull’attività di chi, quotidianamente, ha a che fare con la gestione di siti, portali e network. Secondo l’autorità nostrana, le modalità di trattamento dei dati non risultano conformi ai requisiti del GDPR. Questo perché la legge in US consente alla NSA (Agenzia Sicurezza Nazionale Americana) di accedere ai dati di cittadini non residenti nel suolo americano archiviati sui server di aziende americane senza che vi sia l’intervento di un giudice, cosa invece necessaria in EU.
I punti della discussione quindi vertono su due principali filoni:
- Prevedere, tramite sistema di analytics, una adeguata garanzia di protezione dei dati che vengono raccolti
- Il passaggio dei dati da EU a US
La responsabilità è di chi gestisce i siti, non di Google
Di fatto, allo stato attuale e secondo quanto stabilito dall’autorità, non è possibile utilizzare Google Analytics garantendo la conformità a quanto prevede il GDPR.
È proprio questo il punto. L’intervento del Garante è rivolto ai gestori dei siti Web, chiamando in causa direttamente loro e non il gruppo di Mountain View. È sul loro capo, e non su quello di Google, che pende la responsabilità di non affidarsi a strumenti ritenuti non conformi alle normative vigenti.
Esistono quindi delle alternative? La risposta è si! qui si seguito sono riportati alcuni delle piattaforme che svolgono la stessa funzioni di Google Analytics senza incorrere in future sensazioni.
- Simple Analytics: non impiega cookie, non salva l’indirizzo IP, non trasferisce i dati oltreoceano;
- Plausible: non impiega cookie, salva l’indirizzo IP (hash per 24 ore), non trasferisce i dati oltreoceano;
- Matomo: impiega cookie, salva l’indirizzo IP (reso anonimo), non trasferisce i dati oltreoceano;
- Fathom: non impiega cookie, salva l’indirizzo IP (hash per 24 ore), non trasferisce i dati oltreoceano.
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